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8 song CASSETTE
June 2022
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Crocifisso in sala mensa / Terra / Cotidie mori /Il modo, il motivo, il fine / L’una o l’altra / Uomo qualunque / Due grammi di rivoluzione / Ogni mio gesto

Un classico dimenticato del punk hardcore italiano, che nel dicembre 2000 chiudeva simbolicamente la stagione emozionante e tuttora parzialmente oscura degli anni Novanta più puri e do it yourself.
La sua miscela urlata di emo, metal, crust, sarcasmo e disperazione risuona ancora oggi spontanea e potentissima. Molto canadese, per chi maneggia codici e sottogeneri di quegli anni, e conserva a casa dei genitori la collezione completa di HeartattaCk. Molto grezza, violenta, impetuosa e umana, evidentemente creata da outsider senza troppe preoccupazioni posizionali, per gli altri.
Venerato da pochi ma determinati seguaci, Il numero undici torna per la prima volta in vinile, rimasterizzato e con una nuova grafica, e con un booklet a colori di 16 pagine pieno di foto, manifesti d’epoca e testi. Per la stessa Shove Records che lo pubblicò quasi 22 anni fa, e che festeggia con questa ristampa le 100 uscite.
Disponibile anche una edizione in cassetta, limitata a 50 copie numerate a mano, per la Love Boat del bassista Andrea Pomini.

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Come nella migliore tradizione punk-hardcore, Il numero undici è l’unica e fulminea testimonianza registrata dell’esistenza degli Encore Fou. 23 minuti in tutto, in realtà ancora meno se consideriamo che l’album comincia con una inquietantissima introduzione, presa a sua volta dall’incipit del capolavoro avatiano La Casa Dalle Finestre Che Ridono (1976), e parte effettivamente solo 1’45” dopo. Con il minuto e poco più di Crocifisso in sala mensa (“Sorridi impaurito oggi/Sarai come me dopodomani/Io sarò già altrove”), bruciando di vita come il pittore delle agonie Buono Legnani intento a ritrarre sinesteticamente una rumorosa supernova, proveniente da una remota galassia punk-hc.

Quella degli Encore Fou è stata una rivoluzione d’estate – chiamatela screamo o emo-violence se volete, che le etichette servono, ma non stiamo a perderci troppo tempo che ne abbiamo già perso troppo – 15 anni dopo i riti di primavera. Una rivoluzione che non guardava solo a Washington DC e al punk hardcore italiano come te lo aspetti. 2/5 della formazione provenienti da Torino e 3/5 da Aosta, con delle coordinate però che in un certo senso stavano alla periferia della periferia del punk-hc degli anni ’90. Margini geografici e attitudinali (“Ai marigini non mi ci hanno messo/Mi ci sono rifugiato”), Territori del Nord Ovest dai quali i cinque misfits (sub)alpini provavano a rimettere in discussione i cliché classici del genere, e quelli dei loro tempi.

La parabola del gruppo, anch’essa fedele alla migliore tradizione di cui sopra, durerà poco meno di tre anni, dal 1998 al 2001: il cantante e il bassista finiranno nei funk-punkers Disco Drive, il batterista e uno dei due chitarristi nei folk destroyers Treni All’Alba, ma questa è un’altra storia. Il tempo di venir chiamati dai lanciatissimi At The Drive-In come spalla nel tour italiano del 2001 dopo il successo di Relationship Of Command – con consueto corredo di dibattiti/polemiche della tribù (o riserva?) punk-hc sul suonare nei locali con ingresso a 20000 lire invece che nei centri sociali a sottoscrizione (come gli At The Drive-In avevano tra l’altro fatto l’anno prima di entrare nel mainstream, quando ancora questa parola aveva un significato) – e la supernova si spegne e cessa di esistere, perlomeno in quella forma energetica.

Se fou vera gloria, come al solito ce lo diranno i post, ai quali è demandata l’ardua sentenza. Certo è che se prima di quegli anni gli Hüsker Dü delle montagne cantavano “Non mi chiedere se ho vinto o se perso”, la fine della silver age del punk-hc italiano, già connesso prima che tutto diventasse iper-connesso, veniva laconicamente sancita con Due grammi di rivoluzione: “Hai perso/Abbiamo tutti perso”.

Marco Pecorari (Rumore) 

<- WEIGHT AND TREBLE Riddims 2010-2014 (LB 19)
-> SPANO. Love Love Love (LB 21)